Bloccatissimi

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lunedì 30 luglio 2012

Che faccio, la do via come se non fosse la mia?

Mi sono spesso domandata quanto sia  reale la libertà sessuale mostrata da svariate donne. E parlando con alcune di loro, e anche con alcuni uomini (che sono coloro che di tale libertà beneficiano), mi sono fatta un’idea che vorrei condividere con voi.
Avevo pensato di scrivere un articolo distaccato che riportasse esclusivamente i dati emersi dalle mie interviste, ma mi sono resa conto che è impossibile ed essendo la mia posizione, in merito a questo argomento, ben definita, non me la sentivo di restarne completamente distaccata.
La verità, che poi è la mia verità,  è che le donne per quanto emancipate siano, e credetemi dai dati emersi, soprattutto nella fascia più bassa (18-25) sono molto emancipate, mantengono la loro natura, che forse negli anni si sarà anche adattata a costumi più liberi e che non si piegano a falsi moralismi, ma se non in rarissimi casi (nei quali l’alcool gioca un ruolo fondamentale), se una donna ve la da al primo appuntamento, comunque qualcosa da voi domani se l’aspetta. E non raccontiamoci storie, non valgono tutte le promesse della sera prima del tipo:“tranquillo, anche io non voglio legarmi, anche io amo sentirmi libera, ci sentiamo quando ne abbiamo voglia” la donna ha voglia di sentirvi DOMANI, anzi ieri. E quando i giorni passano e non arriva la telefonata attesa, piangono e si disperano e si fanno mille domande, e si mettono in discussione, quando in effetti la risposta che dovrebbero darsi è una sola. Se non vuoi che sia una scopata e basta, non gliela devi dare. Perché “le donne antropologicamente non sono dedite al sesso occasionale, sono troppo elevate spiritualmente per un colpo e via” (cit. D.P. uomo), e l’urgenza di adeguarsi alle esigenze più carnali degli uomini le ha costrette a confrontarsi su terreni sconosciuti. Ma si sa le donne sono maestre nella finzione, e così hanno fatto credere agli uomini (e anche a loro stesse) di avere il pisello, e hanno con certi atteggiamenti anticonformisti, annullato totalmente l’intera usanza del corteggiamento (gli uomini leggano caccia), producendo così un totale disinteresse negli uomini per le tutte le fasi che precedono l’accoppiamento e contraendone i tempi ad un paio di sms. Per gli uomini diretti e concreti, il raggiungimento dell’obiettivo con il minor sforzo e impegno, è indubbiamente una vittoria; che se parliamo di ottimizzazione dei processi, nello specifico, meglio di così non potrebbero. Vengono cassati tutti i passaggi intermedi della supply chain e si salta dalla fase di ricerca, direttamente all’utilizzo finale del prodotto, consegna a domicilio, spese a carico del mittente.
Ma delle emozioni di un corteggiamento non rimane più nulla e questo a discapito principalmente dell’emotività femminile, e forse un po’, spero, anche dell’ego maschile che per natura è cacciatore, e in questa maniera svaluta le sue inclinazioni e il suo istinto di predatore. E’ un po’ come andare a pesca in un laghetto sportivo, pancia sicuramente piena (rutto finale), soddisfazione pari allo zero.
Il guaio di tutto questo poi rimane sempre che gli uomini, per quanto emancipati dicano di essere, a parole e con i fatti, se mai nella loro vita di incontri occasionali dovessero decidere, per un periodo o per sempre, di diventare stanziali, non lo faranno mai a favore di una donna che si è concessa con grande facilità. Questo significa che sono di vedute aperte solo quando si tratta di sollazzare il loro “regale augello”, ma nella realtà sono più ottusi e bacchettoni dei nostri nonni. Perché rimane radicato in loro il principio del possesso e quando puntano gli occhi su qualcosa che li interessa veramente, vogliono essere gli unici proprietari ed averne l’esclusiva.
Ma questo va più che bene, però per una questione di coerenza dovrebbe essere sempre in  un modo o sempre in un altro. Altrimenti siete degli ipocriti opportunisti. Ma qui si aprirebbe una questione legata al personale egoismo dell’essere umano, indipendentemente dal sesso. E così ci ritroviamo con uomini e donne che recitano un ruolo, quello che egoisticamente fa più comodo ad entrambi, ma che irrimediabilmente li lascia sempre più soli.
Perché diciamocelo chiaramente, anche gli uomini che si professano più sinceri e che sin dal primo incontro tendono a mettere le carte in tavola, circa la loro totale necessità di libertà, non la raccontano sempre giusta. Così come è noto che a noi donne è sufficiente mezza parola per buttare le basi una grande storia d’amore. Anche perché in tutta sincerità, se gli uomini fossero totalmente onesti e schietti, e non lasciassero minimamente intravedere uno spiraglio seppur lieve di rapporto, scoperebbero il 60% (il dato è sottodimensionato) in meno di quello che fanno, quindi chiamatela SOPRAVVIVENZA SESSUALE, chiamatela ipocrisia, sappiate che non è proprio così come ve la raccontano! Anche perché è affiorato prepotentemente dalle interviste, che gli uomini sono perfettamente consci della nostra natura, lo sanno che in un modo o nell’altro noi ci coinvolgiamo emotivamente, e che anche quando diciamo che non vogliamo implicazioni emotive in realtà in un angolino recondito del nostro cuore è quello a cui miriamo. Loro lo sanno e fanno finta di niente e si bevono le nostre menzogne di rapporti liberi e senza implicazioni e impegni duraturi, perchè questo è il gioco delle parti.
L’uomo per natura non è monogamo, si sforza di esserlo e spesso con pessimi risultati, ma constatato questo per le donne dovrebbe essere più semplice scegliere cosa fare del proprio corpo e del proprio stato emotivo. Perché in mano si hanno gli elementi per valutare a priori l’evoluzione di quello che si decide di vivere. Pertanto va bene il sesso occasionale se poi non ti ferisce. Va bene il sesso occasionale se sai alzarti dal letto e andartene alle 3 di notte mollandolo tra le lenzuola senza farti risentire per due settimane o forse più,  altrimenti è un errore.
Un dato è certo ed emerge in maniera prepotente, le donne crescendo diventano più consapevoli del loro corpo e scelgono con maturità di concederlo o meno grazie ad una coscienza imposta dalle esperienze di vita. Competenza che non può essere insegnata, ne trasmessa verbalmente, ci si arriva con l’equilibrio e la cognizione di se stessi, e credo che questo sia anche il giusto corso della vita, che ti fornisce gli strumenti adeguati per le scelte future.  
Così non esistono regole che stabiliscano cosa sia giusto o meno fare, ne se ne può certo fare una questione morale, io sono per la libertà di espressione della propria natura, anche in considerazione del fatto che questa è l’unica regola per comprendere cosa fa bene alla nostra vita.
Certo è che non esiste nulla al mondo, gratificante quanto poter essere se stessi, senza doversi conformare a certi standard dettati dalla collettività per essere approvati.  

venerdì 20 luglio 2012

Sono 30 grammi in più, che faccio lascio?


Lo so molti di voi stavano aspettando un altro articolo, ma abbiate pazienza, quello arriverà presto è in fase di elaborazione. Questo post lo avevo in canna già da molto tempo, e quindi come non rendervi partecipi di uno dei momenti più alti delle mie giornate da casalinga?

Ora io non ho ancora ben chiaro se sia in atto una congiura di tutti i salumieri di Roma, contro di me, o se il trattamento che mi viene riservato è anche a vostro appannaggio. Certo è che i salumieri sono una della categorie professionali più incompetenti in cui io mi sia mai imbattuta, o meglio diciamo che tutti quelli ai quali mi rivolgo io devono essere colpiti da un deficit dell’attenzione di proporzioni stratosferiche

Per rendere meglio l’idea di cosa sto parlando, questo è il dialogo tipo che di solito ho quando vado a comprare affettati o formaggi vari, l’ultimo proprio pochi minuti fa.

“Salve bella signora cosa desidera?” faccio notare che mentre il salumiere pronuncia queste parole è piegato a sistemare qualcosa sotto il bancone. Io aspetto che si alzi in piedi, ma quando lui mi ripete, “Cosa desidera?” come dall’oltretomba, io con calma apparente, in quanto già conscia di quello che che mi appresto a vivere nei prossimi 5 minuti, (che poi è quello che accade ogni volta), rispondo “Un etto di prosciutto”, sempre in trepidante attesa di vederlo risorgere da sotto il bancone. E miracolo eccolo, e mentre si alza e si volta verso l’affettatrice, quindi dandomi le spalle, mi chiede di nuovo, “Quale prosciutto”.
Nella mia mente appaiono già le scritte a neon MA MI STA PRENDENDO PER IL CULO? Cazzo sei voltato di schiena, sul bancone ci saranno almeno 20 prosciutti, se non ti giri come cazzo te lo indico? E quindi siccome mi metto sempre in discussione, guardo meglio sullo scaffale se, per caso, fossero stati indicati numeri e lettere come nella battaglia navale per identificare le coordinate necessarie all’individuazione del suino! Niente coordinate e niente battaglia navale come immaginavo. Ma visto che non si volta e continua a pulire quella maledettissima affettatrice, io con voce ferma e descisa: “QUELLO”, e alzo il dito indicando il prosciutto che vorrei, resto un po’ con il braccio alzato e poi…mavaffanculo, lo abbasso, e so che proprio in quell’istante lui si volterà e mi chiederà di nuovo “Allora quale ha detto?”.
Ora probabilmente la pazienza, se fosse la prima volta che accade, non avrei neppure dovuto raccoglierla per farmi forza ed indicarglielo nuovamente, ma capite che sono anni, e salumieri di tutta Roma, e quartieri girati invano alla ricerca di un cazzo di maledettissimo norcino che ti parli guardandoti in faccia e che faccia due semplici cose, ascoltare quello che gli chiedi e dartelo. Quindi dicevamo, munita di tutta la pazienza che mi è stata concessa, indico nuovamente il prosciutto e prodigio al primo colpo anche lui sembra averlo riconosciuto, lo prende lo mette in macchina e comincia ad affettare e tu disperata, cominci a domandarti, ma si ricorderà che gliene ho chiesto un etto? E poi mi sento un verme perché sono sempre  la solita malfidata, in fondo gli ho solo chiesto un etto di prosciutto, come fa ad essersene dimenticato, sono passati solo, quanto 57 secondi? e proprio in quello stesso istante, lui si gira e mi chiede, “Quanto ne faccio?”, mi verrebbe da dirgli “...faccia a piacere”, ma mi rendo conto che il sarcasmo in questo momento non sarebbe di aiuto affatto e mi limito a ripetere “un etto grazie”.
Intanto guardo il prosciutto fetta sopra fetta e ad occhio mi sembrerebbe molto più di un etto, ma forse lo ha tagliato molto fino, (che bravo, nemmeno glielo avevo detto), ecco ha finito, prende la cartata, la spara sulla bilancia e toh, un etto e ottanta grammi, e con uno sguardo sognante si rivolge a me e mi dice “Era un etto e mezzo, vero, mi dispiace sono trenta grammi di più, che faccio lascio?”, che faccio lascio? E cosa vorresti fare riappiccicare 80 grammi di prosciutto a fette sul coscio sano, dimmi mio carissimo ed emerito testa di cazzo! Se ti dico, non no va bene non lasci cosa fai, te li magni tu quegli ottanta grammi, no perché se la tua soglia di attenzione non ti permette di eseguire un comando così semplice, e tutte le tue clienti in un impeto di stronzaggine si rivoltassero contro la tua incompetenza dicendoti “ NO NON LASCI” cosa faresti? Diventeresti l’uomo prosciutto ingozzandoti di tutti i tuoi errori? Ma un giorno prima o poi lo farò e starò lì a vederti lambiccare su cosa fare con quegli ottanta grammi di prosciutto che ora mi vado a mangiare alla faccia tua!


giovedì 5 luglio 2012

Cosa mi metto....(quanti anni hai?)

Il principio è: se pesi come una cinquecento senza sportelli, perché peggiorare la situazione con out-fit che sarebbero azzardati anche su Naomi? Eppure il pudore di certe cinquantenni, sembra un miraggio lontano ed ecco che con i primi caldi, alcune attempate signore, diventano lanciatissime nei vestiti delle loro figlie adolescenti.
Si ripropone così l’annoso dilemma di cosa ci si può mettere superati gli anta. Nello specifico il buongusto la fa da padrone, e aldillà dello stato di decomposizione fisica (non sempre a ridosso dei 50 sono proprio tutte sfasciate) bisogna comunque fare il conto con l’età anagrafica, così la regola generale dovrebbe essere che come aumentano gli anni dovrebbe aumentare anche l’orlo della gonna.
Quindi Signore mie, bandite minigonne, soprattutto se abbinate a degli improbabili tacco 15, peggio ancora se hai le cosce marchiate dalla Fiorucci, il rischio che si corre è di venire preparate per il Cenone di Capodanno insieme alle lenticchie.
Lo stesso vale per inverosimili scollature dalle quali straboccano diecimila euro di mastoplastica additiva. Ho capito che dovete ammortizzarla, ma fidatevi sulla parola, si vedono anche se sono coperte, si vedono almeno 2 minuti prima che arriviate voi stesse!
Chiaramente il discorso è lo stesso anche se siete un giunco filiforme, il troppo stroppia anche su una ventenne. E un filino di buongusto è richiesto sempre.
E poi un po’ di rispetto anche per chi questi spettacoli indecenti deve sorbirserli quotidianamente, magari in ufficio. Dove per forza di cose quando vi siederete la minigonna diventerà la vostra cintura più alta, e quelli che, disgraziatamente si troveranno presenti, dovranno accettare mestamente un incontro ravvicinato con la vostra biancheria intima.
Insomma assodato che non siete Candice Swanepoel (Victoria’s Secret model), deponete le armi, preparate qualche piatto di fettuccine in più e godetevelo con la vostra famiglia. Per il vostro bene e anche di quelli che vi guardano!

Caro Amico,....

Ehi dico a te…Tu che vivi in un delirio di onnipotenza dove tutto quello a cui dai modo di circondarti, ha come unica finalità quella di elevare il tuo cazzo di solipsismo, parlo con te, che non sei in grado di conservarti un’amicizia vera, perché hai imbastito la tua vita su una banale successione di qualunquismi, che potranno anche ingannare inizialmente chi non ti conosce, ma in seguito diventeranno la tua solitudine. Anzi già lo sono.
Le parole non costano nulla, nessun impegno, sentimento, coinvolgimento, responsabilità. E tu delle parole ne fai un uso scriteriato, perché sono le sole cose che hai da condividere. Così mio caro amico, non fare richieste di affetto se poi non aspetti nemmeno le risposte, non sbandierare sentimenti dei quali sei privo, lascia che le cose vadano come devono andare. E tieniti accanto chi, per convenienza, si compiace della tua amicizia anche se tale non è.
Io sono vera, e questo te lo avevo detto anche in passato, non mi accontento delle apparenze, amo la sostanza soprattutto in un'amicizia, e non me ne faccio niente della tua ipocrisia. Le tue frasi ad effetto,  riservale a chi campa di esteriorità!
Sono sempre stata convinta del valore delle azioni molto più che delle parole, ma accade poi che ti imbatti per la prima volta in una persona che delle parole fa il suo mestiere e quella che era una tua convinzione, diventa un principio scolpito nella roccia. E quindi grazie a Te per avermi confermato che fino ad oggi non avevo sbagliato.